Indice
- No Code e Low code: una promessa ambiziosa
- Limiti e paradossi delle piattaforme No Code e Low Code
- Quando il No Code e Low Code funzionano davvero
- Intelligenza Artificiale: acceleratore o rischio?
- Conclusione

No Code e Low code: una promessa ambiziosa
L’obiettivo dichiarato è fornire strumenti modulari e intuitivi che permettano anche a chi non ha competenze tecniche di costruire applicazioni utili e funzionanti, senza scrivere una riga di codice. La promessa è affascinante: maggiore autonomia per i reparti aziendali, meno dipendenza dall’IT, riduzione dei costi. Ma, nella realtà, le cose sono spesso più complesse.
Limiti e paradossi delle piattaforme No Code e Low Code
Uno dei motivi principali è che programmare significa dominare un linguaggio – artificiale, sì, ma comunque complesso. Come per una lingua straniera, servono vocabolario, grammatica, pratica e anni di esperienza per raggiungere la padronanza. Chi propone soluzioni No Code suggerisce di rimpiazzare questo bagaglio con un mazzo di "carte logiche" da combinare: funziona per costruire frasi semplici, ma non per esprimere pensieri articolati. Il risultato? Un’applicazione che funziona solo finché resta nei limiti del sistema.
Inoltre, queste piattaforme mascherano la complessità ma non la eliminano. Quando emergono problemi tecnici – inevitabili nei sistemi vivi e in evoluzione – diventano ostacoli difficili da superare. L’astrazione promessa si trasforma in una gabbia.
Un’ulteriore criticità è la dipendenza tecnologica (vendor lock-in). Molti strumenti No Code e Low Code sono proprietari, e passare da uno all’altro implica, spesso, riscrivere tutto da zero. Un costo e un rischio che non tutte le aziende possono permettersi. A ciò si aggiunge un problema di competenze: se i reparti aziendali non conoscono a fondo i propri processi, rischiano di creare soluzioni inefficaci o addirittura dannose, aggravando il carico sul reparto IT invece di alleggerirlo.
Quando il No Code e Low Code funzionano davvero
In sintesi, funzionano bene in contesti a bassa complessità e alta prevedibilità, ma non sono adatte a sistemi mission-critical, ad alta disponibilità, scalabilità o con requisiti elevati in termini di sicurezza, prestazioni e mantenibilità.
Intelligenza Artificiale: acceleratore o rischio?
I vantaggi sono evidenti: maggiore produttività, supporto nell’apprendimento di nuovi linguaggi, individuazione automatica di errori, automazione di compiti ripetitivi. Tuttavia, esistono anche rischi da non sottovalutare: abbassamento della qualità del codice, violazioni di copyright o licenze, vulnerabilità di sicurezza e risposte potenzialmente fuorvianti, date da modelli addestrati per fornire sempre una risposta, anche quando non c’è una base solida.
Conclusione
Per gli sviluppatori, il futuro non sarà quello di un mestiere obsoleto, ma di un ruolo sempre più strategico: interpreti tra tecnologia e business, architetti di sistemi robusti, consapevoli delle potenzialità e dei limiti dei nuovi strumenti. La vera sfida non è scegliere tra umano e macchina, ma integrare entrambi in modo intelligente.